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sabato 17 aprile 2010

Filmografia Operaia

Harlan County Usa

Un film di Barbara Kopple (Usa 1976)

Premio Oscar 1977: miglior documentario. Nel 1990 è stato inserito tra le pellicole preservate al National Film Registry, come film culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo.

1973. I minatori di Brookside, una piccola città della contea di Harlan nel Kentucky, iniziano uno sciopero che si protrae durante 13 mesi. La società carbonifera si rifiuta di aderire alle richieste dei minatori per un salario più adeguato e per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Gli operai si affiliano al sindacato Umwa, perché difenda i loro diritti, ma i proprietari delle miniere non riconoscono il sindacato e si rifiutano di stipulare il nuovo contratto. La lunga vertenza ha fasi drammatiche, non solo per quanto riguarda i minatori e i loro padroni, ma anche per alcune ombre allungatesi sull'Umwa, finché i minatori non cambiano la loro "leadership", sostituendo al vertice i dirigenti corrotti. Durante i lunghi mesi di sciopero i minatori sono affiancati e sostenuti dalle loro donne e finalmente, dopo la morte di uno di loro, Laurence Jones ucciso da un "crumiro", riescono ad ottenere la vittoria.

Harlan County Usa (Barbara Kopple-USA 1976)

L'esordio di una regista statunitense, laureata in psicologia, con un documentario su uno sciopero di tredici mesi dei minatori del Kentucky non poteva non destare interesse nel 1977. Ed infatti la Koople, spirito ribelle fin da ragazzina, non nasconde niente in questo documentario: dalla brutalità dei fatti al Ku Klux Klan che sostiene i crumiri ma anche da un sindacato a volte corrotto. Dopo la vittoria dell'Oscar il film ebbe una buona distribuzione e rappresenta ancora oggi un modello di cronaca di uno sciopero. La regista aveva anzi intenzione di completare una sua "filmografia operaia" con una vicenda che riguardava la difficoltà di inserire il sindacato in una azienda tessile ma l'uscita, due anni dopo, di Norma Rae la fa desistere.


The Corporation

Mark Achbar and Jennifer Abbott

The Corporation è un documentario canadese del 2003, diretto da Mark Achbar e Jennifer Abbott e tratto dall'omonimo libro di Joel Bakan (pubblicato da Fandango Libri). È stato distribuito in Italia dalla Fandango distribuzione ed è commercializzato anche da Feltrinelli, nella collana Real Cinema.

Il documentario analizza il potere che hanno le multinazionali (quelle che in America vengono chiamate corporations) nell'economia mondiale, dei loro profitti e dei danni che creano.


The Corporation (Le Multinazionali)


Le corporation sono oggigiorno persone giuridiche che hanno l'obbligo di mettere la tutela dei loro azionisti, cioè la realizzazione di un profitto, al di sopra di ogni altro obiettivo. Per questo, esse non hanno alcun interesse a salvaguardare la natura o il benessere dei lavoratori: ad essere danneggiata dall'opera delle multinazionali, quindi, è la società. Il documentario spiega questo fenomeno e lo illustra con vari esempi, che comprendono, fra l'altro:

  • lo sfruttamento della manodopera, specialmente nei paesi centroamericani, portato alla luce dalle indagini del Comitato Nazionale Americano per il Lavoro;
  • la sintetizzazione e la diffusione di sostanze chimiche pericolose per la salute, come il DDT e l'Agente Arancio, prodotto dalla Monsanto e usato in Vietnam dall'esercito americano;
  • la somministrazione alle mucche di un ormone (l'rBGH della Monsanto, detto anche rBST o Posilac). Questa sostanza, considerata sicura dalla FDA, avrebbe dovuto aumentare la produzione di latte, ma invece ha provocato casi di mastite (infiammazioni delle mammelle) delle mucche, che a sua volta ha provocato l'infezione batterica del latte. Un programma di Fox News ne avrebbe dovuto parlare, ma la Monsanto, con l'appoggio della Fox stessa, l'ha censurato;
  • l'inquinamento delle fabbriche e di allevamenti animali;
  • la pubblicità rivolta ai giovani di oggi, più sofisticata e creata appositamente perché i bambini condizionino gli acquisti dei genitori. Le corporation fanno leva sulla loro vulnerabilità per vendere i propri prodotti e per creare un esercito di "piccoli consumatori" che hanno cieca fiducia nelle multinazionali;
  • la diffusione di pubblicità occulta per introdurre un marchio nella vita quotidiana;
  • il processo condotto dalla General Electric e dal prof. Chakrabarty contro l'Ufficio brevetti americano, che aveva rifiutato di brevettare un batterio geneticamente modificato. Prima di questo processo non era possibile brevettare esseri viventi, ma dopo la vittoria della multinazionale, questa regola è stata modificata e ora il divieto vale solo per la specie umana;
  • le privatizzazioni dei beni pubblici, fra cui quella dei servizi idrici di una città boliviana (Cochabamba) che dava la possibilità a una multinazionale di distribuire l'acqua in cambio di un quarto del reddito dei cittadini, prevaricando, inoltre, i loro diritti. La popolazione si ribellò, ci furono degli scontri che provocarono numerosi feriti e un morto;
  • la collusione fra le corporation e i regimi dittatoriali, specialmente fra l'IBM di New York e il Terzo Reich.

Particolarmente impietosa è l'analisi del comportamento delle corporation, che si rivela uguale a quello dello psicopatico:

« La domanda che spunta periodicamente è: "Fino a che punto la corporation può essere considerata psicopatica?". Se vediamo una corporation come persona giuridica, non dovrebbe essere tanto difficile mettere in parallelo la psicopatia dell'individuo con la psicopatia della corporation. Potremmo esaminare le caratteristiche di questo specifico disturbo una ad una, applicate alle corporation... Ne avrebbe tutte le caratteristiche. E infatti, sotto molti aspetti, la corporation risponde al prototipo dello psicopatico. »


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