Il Primitivismo è un insieme di correnti culturali che individuano la «vera dimensione dell'essere umano e della società» nell'abbandono della modernità e nel ritorno ad uno stile di vita primitivo.
Una delle più famose correnti primitiviste fu rappresentata da intellettuali statunitensi come David Henry Thoreau, autore tra l'altro di Walden, ovvero la vita nei boschi. Tale libro divenne in un certo senso la bibbia dei primitivisti, e rimane a tutt'oggi il punto di riferimento per una categoria del pensiero anarchico detta anarchismo primitivista. Il pensiero di Thoreau era basato sul rifiuto generale della svolta mercantile dell'economia statunitense, e la sua proposta consisteva in un ritorno generalizzato ad una vita semplice ed austera, che rifiutasse tutto il progresso considerato superfluo. Più tardi, Thoreau, scrisse Disobbedienza civile, libro al quale lo stesso Gandhi ammetteva di essersi ispirato[1], completando il panorama ideologico del primitivismo: pacifismo, rifiuto della modernità, vita austera e vicina alla natura.
Uno dei più noti pensatori primitivisti è John Zerzan, che con i suoi scritti ha fortemente influenzato il pensiero e l'anarchismo primitivisti degli ultimi anni. Egli auspica un ritorno ad uno stato preagricolo e nomade o seminomade, individuando appunto nell'agricoltura e nell'allevamento (oltre che nel rituale e nella cultura simbolica) le cause storiche della divisione del lavoro, della gerarchia, delle guerre, della schiavitù e dell'alienazione. È del resto accettato da molti antropologi che le società dei raccoglitori-cacciatori siano egualitarie, prive di ruoli sociali rigidi e che i loro membri godano di molto tempo libero che usano giocando ed oziando. È stato inoltre riportato che gli uomini che tutt'oggi basano la propria alimentazione principalmente sulla raccolta, grazie alla sua varietà, godono di condizioni fisiche eccezionali (scarsità di malattie, pronta guarigione dalle ferite, vista e udito stupefacenti, forza fisica, etc.).John Zerzan auspica che in un vicino futuro le città divengano dei musei di un'epoca passata che non deve tornare.
Surplus. Terrorized into being consumers
Surplus. Terrorized into being consumers di Erik Gandini è un documentario di contenuti forti e di perizia tecnica. Le contraddizioni del mondo moderno si materializzano nelle immagini della tv, nei volti dei capi politici, nei simboli del consumismo, negli scontri durante il G8, nel lavoro di operai indiani, nella Cuba di Fidel Castro. Il commento parlato è affidato principalmente a John Zerzan, intellettuale anarchico americano, intervistato appositamente per il film. In realtà, il commento più incisivo è ottenuto dalla ricerca tecnica, attraverso cui il documentario si sviluppa con un ritmo che lo avvicina molto al videoclip. Il regista si è affidato in gran parte alle potenzialità del montaggio e del commento musicale, dai quali nasce la vera e propria denuncia. L’accostamento ragionato in termini sarcastici di voci e immagini (molto utilizzata la reiterazione) sono la maniera più efficace per l’evidenziare l’assurdità di un mondo in cui "il 20% della popolazione consuma l'80% delle risorse". Nel 2003 Surplus ha vinto il Silver Wolf award, come miglior documentario al festival IDFA di Amsterdam.
Svezia/Italia - 2003 - 52' - Super 16mm/ DV-CAM – Atmo
John Zerzan : AMMAZZARE IL TEMPO
Del tempo conosciamo la storia della sua misurazione, di ciò che significa in termini di trascorrere, di tempo nostro venduto ad altri, o sottratto da qualcuno. Ma di LUi nessuno sa nulla, nessuno è riuscito a definirlo. Se poi consideriamo la cosa dal punto di vista della fisica moderna, per essa il tempo letteralmente non trascorre, non vale la pena neanche parlarne: non esiste e basta. La sua misurazione sembra essersi perfezionata di pari passo alla capacità del Potere di estendere il proprio dominio, da quello religioso prima, a quello laico successivamente. All’inverso, più i mezzi per misurarlo si sono fatti sofisticati e maggiormente il tempo ha fatto sentire il suo pulsante trascorrere. Esiste un rapporto preciso tra tempo e società alienata. Zerzan ragiona su questo e descrive il Tempo nella filosofia, nella teologia, nell’economia, nella fisica, nella teoria radicale e nel suo rapporto con l’alienazione individuale e collettiva a cui sono sottoposti.
Tecnologia, s.f. Secondo il dizionario Webster’s: scienza industriale o applicata. Nella realtà: l’insieme di divisione del lavoro/produzione/industrialismo e il suo impatto su di noi e sulla natura. La tecnologia è la somma delle mediazioni fra noi e il mondo naturale e la somma delle separazioni che mediano fra noi e gli altri. È lo sfruttamento e la tossicità necessari per produrre e riprodurre lo stato di iperalienazione in cui languiamo. È il tessuto e la forma del dominio ad ogni livello della gerarchia e della mercificazione.
JOHN ZERZAN: FUTURO PRIMITIVO
"Una vita qualitativamente diversa comporta l'abolizione dello scambio, sotto qualsiasi forma, a favore del dono e dello spirito del gioco. Al posto della coercizione al lavoro l'obiettivo centrale e immediato è un'esistenza priva di imposizioni: il piacere senza impedimenti, l'attività creativa secondo le passioni dell'individuo e in un contesto pienamente egualitari. "Siamo chiaramente tenuti in ostaggio dal capitale e dalla sua tecnologia, costretti a sentirci dipendenti, persino impotenti, schiacciati sotto il peso dell'opprimente inerzia di secoli di categorie, modelli e valori alienati. Di che cosa si potrebbe fare immediatamente a meno? Confini, governi, gerarchia... Che altro? Quanto tempo occorre per eliminare le forme più radicate di autorità e separazione, come la divisione del lavoro? Molti affermano che milioni di individui morirebbero se l'attuale sudditanza tecno-globale al lavoro fosse eliminata insieme alla merce: consideriamo però il gran numero di persone che sarebbero libere da occupazioni manipolatorie, parassitarie e distruttive a favore della creatività, della salute e della libertà".JOHN ZERZAN: DIZIONARIO PRIMITIVISTA
Coloro che ancora sostengono che la tecnologia è “neutrale”, “un semplice strumento”, non hanno ancora cominciato a riflettere sulla vera posta in gioco.
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