Illegal
Immigrazione "illegale"
(Olivier Masset-Depasse)
(A)ltreVisioni
Immigrazione "illegale"
(Olivier Masset-Depasse)
(A)ltreVisioni
Immigrazione "illegale" Una tensione morale che obbliga a 'vedere' la realtà senza il filtro delle ideologie.
Tania ha un figlio di 14 anni, Ivan. Tania ed Ivan sono immigrati illegali provenienti dalla Russia. Vivono in Belgio ormai da otto anni anche se in costante stato di tensione. Tania ha il terrore di essere fermata dalla polizia con il conseguente controllo dei documenti. Fino a quando un giorno ciò accade. Madre e figlio vengono divisi. Tania viene portata in un cosiddetto centro di accoglienza e fa di tutto per potersi ricongiungere ad Ivan. Sulla sua testa pesa la minaccia di un decreto di espulsione.
Olivier Masset-Depasse propone la via del thriller e ci sembra una decisione assolutamente funzionale. Riesce cioè a farci partecipi di una duplice tensione. Da un lato quella della protagonista che si trova a cercare di sopravvivere in una società che ha decretato la sua illegalità senza averne il diritto finendo poi in quella sorta di girone infernale che è il centro di accoglienza.
C'è però (ed è altrettanto forte) la tensione morale di una sceneggiatura e di uno sguardo che ci obbligano a 'vedere' la realtà senza il filtro delle ideologie. I poliziotti di Illegal non sono tutti dei Natural Born Killers. Alcuni di loro sono vittime di un sistema che vuole che il clandestino subisca tali e tante umiliazioni da non voler più (una volta espulso) desiderare di ritornare nel Paese. Davanti a loro non ci sono delle persone ma volti senza nome.
Badate bene che si tratta di persone che non hanno commesso nessun tipo di reato se non quello di voler vivere altrove. per esigenze varie, dal luogo che sono nati.
Tania ha un figlio di 14 anni, Ivan. Tania ed Ivan sono immigrati illegali provenienti dalla Russia. Vivono in Belgio ormai da otto anni anche se in costante stato di tensione. Tania ha il terrore di essere fermata dalla polizia con il conseguente controllo dei documenti. Fino a quando un giorno ciò accade. Madre e figlio vengono divisi. Tania viene portata in un cosiddetto centro di accoglienza e fa di tutto per potersi ricongiungere ad Ivan. Sulla sua testa pesa la minaccia di un decreto di espulsione.
Olivier Masset-Depasse propone la via del thriller e ci sembra una decisione assolutamente funzionale. Riesce cioè a farci partecipi di una duplice tensione. Da un lato quella della protagonista che si trova a cercare di sopravvivere in una società che ha decretato la sua illegalità senza averne il diritto finendo poi in quella sorta di girone infernale che è il centro di accoglienza.
C'è però (ed è altrettanto forte) la tensione morale di una sceneggiatura e di uno sguardo che ci obbligano a 'vedere' la realtà senza il filtro delle ideologie. I poliziotti di Illegal non sono tutti dei Natural Born Killers. Alcuni di loro sono vittime di un sistema che vuole che il clandestino subisca tali e tante umiliazioni da non voler più (una volta espulso) desiderare di ritornare nel Paese. Davanti a loro non ci sono delle persone ma volti senza nome.
Badate bene che si tratta di persone che non hanno commesso nessun tipo di reato se non quello di voler vivere altrove. per esigenze varie, dal luogo che sono nati.
Illegal (Olivier Masset-Depasse)
La situazione in italia attualmente
Immigrazione: diciotto mesi nei Cie… e nessuno può raccontare quello che accade
Dopo la votazione avvenuta in Senato la polizia potrà trattenere gli immigrati irregolari sino a diciotto mesi in quei posti infami e senza regole che sono i centri di identificazione per stranieri (Cie). Il ministro Maroni bleffa quando afferma che si tratta di una norma che ha una matrice europea.
La direttiva Ue (che molti in giro per il vecchio continente avevano definito direttiva della vergogna) prevedeva che solo in casi eccezionali la detenzione amministrativa potesse protrarsi sino a un anno e mezzo, un tempo enorme di imprigionamento per una persona non colpevole di alcun crimine. Il governo ha fatto diventare regola quella che nella disposizione europea era palesemente una eccezione e che era affiancata da misure per favorire il rimpatrio volontario degli immigrati nelle loro terre di origine.
Come era prevedibile le misure di rimpatrio volontario mancano del tutto nel decreto del Governo. I Cie sono luoghi di internamento dove corpi di donne e uomini vengono ammassati e custoditi senza diritti e senza umanità. La violenza è alla base dei rapporti tra i custodi (che a volte sono organizzazioni private) e gli immigrati.
Chiunque abbia visitato un Cie sa che in quel luogo regna il degrado. Nel decreto del governo non c’è ovviamente traccia di una estensione delle opportunità di visita di queste strutture da parte della stampa e delle organizzazioni della società civile. Nelle carceri possono entrare parlamentari, consiglieri regionali, volontari. I Cie invece sono luoghi sottratti agli occhi esterni. Sono luoghi opachi e quindi pericolosi.
LasciateCIEntrare è una campagna pubblica che chiede al governo di aprire questi luoghi di detenzione al monitoraggio indipendente delle organizzazioni dei diritti umani. Un ruolo di controllo sociale e politico appartiene ai giornalisti che dovrebbero pretendere l’ingresso nei Cie per potere raccontare ai lettori, ai telespettatori, ai radioascoltatori quello che vedono coi propri occhi. Negare questa possibilità significa avallare le tesi secondo cui le autorità vogliono coprire le nefandezze dei Cie. Significa dare ragione a chi sostiene che nei Cie regna l’illegalità e la violenza con la complicità delle istituzioni.
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