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domenica 19 settembre 2010

Palestina Film



Araba Fenice, il tuo nome è Gaza
In Palestina cambia la storia del mondo
Fulvio Grimaldi

Araba Fenice, il tuo nome è Gaza” è il titolo dell’ultimo documentario di Fulvio Grimaldi, sulla recente invasione di Gaza da parte di Israele (è il sesto documentario che Grimaldi realizza sulla Palestina). Sullo stesso argomento Grimaldi ha anche scritto “Di resistenza si vince”, in uscita da Malatempora.
ll documentario prosegue mostrando le difficoltà imposte da Israele per riuscire ad arrivare a Gaza tramite l’unico valico praticabile, quello egiziano di Rafah. Solo un prolungato sit-in davanti ai cancelli chiusi, messo in atto dai (pochi) giornalisti internazionali, e dai (pochissimi) politici presenti, ha messo il governo egiziano in tale imbarazzo da obbligarlo finalmente a disobbedire al diktat israeliano, aprendo i cancelli alla stampa internazionale.
Quello che Grimaldi ha trovato a Gaza in parte già lo conosciamo, e in parte lo si può immaginare. Ma l’autore del documentario è andato oltre la facile “iconografia” del corpo mutilato e del territorio martoriato, …
… cercando la strada che lo porta direttamente al cuore della gente.
Con quel prezioso tocco di umanità, umile e generoso insieme, che già aveva contraddistinto il suo
“Americas Reaparecidas”, Grimaldi riesce a metterci in diretto contatto con i sentimenti degli abitanti di Gaza, senza mai scadere nel facile sentimentalismo. (L’unico “sentimentalismo” a cui Grimaldi non riesce a rinunciare, volendo essere onesti, e quello di “Bella Ciao”, il motivo che ogni tanto fa un nostalgico capolino dagli angoli più impensabili del racconto. Ma la sua ingerenza “politica” nel lavoro complessivo è nulla, e si può solo accoglierla con il dovuto rispetto verso chiunque abbia il coraggio di restare sempre fedele alle proprie idee, specialmente quando diventano meno popolari).

Di fronte a questo documentario infatti si può solo affermare che se tutti coloro che amano fregiarsi del titolo di giornalista avessero un centesimo del coraggio e dell’integrità morale di Fulvio Grimaldi, il mondo non starebbe dove si trova oggi.

Il lavoro di Grimaldi va anche interpretato come un omaggio a quei pochi giornalisti veri, che in Medio Oriente come altrove hanno perso la vita a causa del “fuoco amico”, che ultimamente si è dimostrato molto poco amico di chiunque si metta in cerca della verità.

Enzo Baldoni, Simon Cumbers, Raffaele Ciriello, Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, Alan Johnston, sono solo alcuni dei nomi che non andrebbero mai dimenticati.
Di seguito si riportano alcune frasi di Grimaldi, tratte dalla parte finale del documentario:

Centinaia di bambini uccisi, il pianificato avvelenamento di tutto un popolo, il contemporaneo scatenarsi della violenza dei coloni in Cisgiordania, l’orribile muro del lager Cisgiordano, dichiarato illegale dalla Corte di Giustizia, la provocatoria espansione delle colonie, le inenarrabili vessazioni inflitte alla popolazione occupata con il furto dell’acqua, della terra, dei coltivi, la distruzione delle case e dei campi, gli oltre settecentomila posti di blocco, la frantumazione della continuità del residuo territorio palestinese, gli annunci di ulteriori pulizie etniche di Netanyahu e Libermann, lo scandalo del silenzio e della complicità di tanti governi e dei media, hanno determinato una svolta storica. L’olocausto si è spostato dall’Europa in Palestina.
Il blog di Fulvio Grimaldi
Araba fenice, il tuo nome è Gaza




Private
di Saverio Costanzo

Private, ambientato in Palestina e metafora dei grandi conflitti e delle convivenze forzate che questi generano. “L’idea non è originale, ma viene da una storia vera che appartiene alla striscia di Gaza, e racconta della convivenza ‘coatta’ che va avanti dal 1992, anno in cui la casa di questo intellettuale palestinese, professore di inglese, preside di una scuola media secondaria, viene occupata dall’esercito israeliano, perché verrà costruita una colonia a cinque metri dalla sua abitazione. Nella storia vera la vicinanza con la colonia è irrisoria: si apre la porta della cucina e ci si ritrova nella colonia. Nel film abbiamo cambiato moltissime verità della storia reale per, naturalmente, farne un film”, spiega Costanzo in occasione della presentazione del film a Bologna 2004. Un sorta di documentario, quindi, o, nella definizione di Costanzo stesso, uno psicodramma (“poi io lo chiamo ‘psicodramma’ ... forse Moreno [Jacob Levi Moreno, fondatore del “Teatro della Spontaneità”, N.d.R.] se la prenderebbe a male, perché non è che abbiamo adoperato proprio il metodo psicologico, però lo chiamiamo così perché c’è dentro moltissimo del nuovo psicodramma”).

Saverio Costanzo

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Paradise Now
24 ore nella testa di un kamikaze

Berlino febbraio 2005 ”Paradise Now" del regista palestinese Hany Abu-Assad riceve il premio Amnesty International.

Paradise Now è una piccola storia che parla di un grande conflitto. È un racconto che ha una morale, ma che non pretende di fare morale, è commovente ma non sentimentale. È un film che ti costringe a confrontarti con la realtà è ti ricorda che ogni persona può fare la differenza. Il film denuncia le cause di cui può nutrirsi una violenza inumana. La storia di due amici palestinesi, scelti per il martirio, tra paure e ripensamenti.

Paradise Now (palestine-24 orenella testa di kamikaze

sabato 11 settembre 2010

ReportDocumento : Anatomia di una truffa



Mutui Derivati

Anatomia di una truffa: “Strategia Finanziaria per l’accesso al mercato internazionale dei capitali e la gestione attiva dell’indebitamento” riescono quasi a sorprendere per il livello di demenziale pornografia finanziaria: “rinegoziazione attiva dell’indebitamento”, “ristrutturazione del debito e rifinanziamento attraverso strumenti derivati e cartolarizzazioni”, “strumenti finanziari per l’ottimizzazione del profilo degli esborsi di cassa”, “rimodulazioni attraverso operazioni e contratti swap” etc.Cose del genere non possono accadere senza complicità e connivenze ad un certo livello. Ritorna un po’ il teorema ropponiano: “chi detiene posizioni di vertice non può non sapere… è assolutamente fuori dall'ordine naturale degli accadimenti umani che una frode di tale entità sia posta in essere senza che i dominus ne siano a conoscenza e l’ accettino”.

MutuiDerivati:Il banco vince sempre

Report_MutuiDerivati: Il banco vince sempre

L’interessante trasmissioneReport ha messo in luce un lato di quei famosi“derivati” di cui tanto si parla. La vera bomba sulla “finanza dei derivati” , in Italia, è scoppiata con il caso Italease. Gran bella fregatura per un bel numero di soggetti ed imprese, che si sono visti recapitate a casa delle lettere con grosse richieste di denaro. E fino a qui nulla di nuovo. Si poteva pensare che la vicenda fosse chiusa così, con un gruppo di sfortunati e truffati imprenditori, costretti a rientrare di cifre importanti, a causa di un “assicurazione” che doveva proteggere il debito. Assicurazione che , alla fine della fiera, ben poco ha protetto…

Ma ben poco si sapeva della situazione nel settore pubblico.

Lo scandalo del settore pubblico

La massa di debiti in cui navigano Regioni, Province e Comuni. Gli Enti pubblici hanno sempre bisogno di soldi e li trovano facendo mutui e . Poi si fanno sistemare i debiti dalle banche che si inventano operazioni di finanza strutturata. Con generose commissioni (ovviamente) pagate agli intermediari, oi cosiddetti costi impliciti, che non si vedono esplicitamente ma che sono presenti in modo massiccio. E con questo meccanismo, si spostano i debiti in là nel tempo e il pacco bello confezioanto se lo ritroveranno le giunte future. Il tutto, ripeto, a vantaggio di banche d’affari del calibro di Banca OPI, Merrill Lynch, Nomura, per citarne alcune, che approfittano della ghiotta occasione ed incassano commissioni esose. D’altronde, già qualche anno fa si era messo in luce il fatto che il bilancio di diversi grossi istituti di credito (anche Italiani) fondavano gli utili proprio su un volume enorme di operazioni di finanza strutturata. Questo teoricamente poteva significare l’aleatorietà di tali utili. Peccato che proprio queste operazioni erano montate in modo tale da garantire sempre utili per le banche e scaricare tutti gli eventuali rischi ai soggetti a cui venivano accollati.

Come cucinare il Pollo Pubbico

Torniamo agli Enti Pubblici. Queste operazioni di finanza strutturata veniva quindi a costare un bel po’ di soldi. Quindi, bisognava trovare il pollo che, senza saper bene cosa stava accadendo, ed ammaliato da incassi temporanei che “fanno sempre comodo”, accettava operazioni spericolate con benefici effetti nell’immediato, ma catastrofiche conseguente per il lungo periodo. E, indovinate un po’, quale pollo si poteva andare a spennare, se non un pollo che ha fondamentalmente una bassa cultura finanziaria, e la necessità di “spostare” debiti tramite “, al fine di far ricadere grane e problemi su coloro che verranno in futuro.

Cosa sono questi ?

Gli “” fanno parte della famiglia dei derivati (la stessa dei derivati emessi sui mutui subprime che hanno messo in crisi le borse di mezzo mondo) e si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono strumenti complessi e rischiosi, dove chi ne sa di più lucra profitti abnormi, e chi ne sa di meno perde tutto. Pare che in Italia non si possa vivere senza i derivati perché non hanno lasciato fuori nessuno, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dalla lavanderia, al policlinico, all’istituto delle suore.Sono almeno 30 mila le imprese private coinvolte, e 900 gli enti pubblici che ci stanno rimettendo centinaia di milioni.

Perdite fittizie? Non c’è problema…

Ma qui arriva il comico. Nel settore pubblico non funziona come nel settore privato, dove anche le perdite potenziali devono essere iscritte a bilancio. Nel pubblico le Perdite potenziali non vengono scritte da nessuna parte, e rimangono quindi debiti che possono venire “nascosti” dall’Amministrazione. Ma fino a quando? Fino alle rispettive scadenze. E quindi con potenziali “sorpresine” che possono portare in default Comuni , Province e Regione, proprio come è successo per il Comune di Taranto.